FRANCHISING TRADIZIONALE VS IN CONTO VENDITA

I migliori Franchising 2018

Abbiamo più volte detto che in generale il contratto di franchising consente ad entrambi i contraenti notevoli vantaggi.

Ai titolari del marchio permette di espandersi e aprire nuovi punti vendita sfruttando economie di scala senza accollarsi il rischio di un nuovo investimento. Investimento che ricade sull’affiliato che in questo modo potrà avviare la sua un’attività imprenditoriale contando sulla rinomanza di un marchio e su tecniche di vendita e abilità commerciali già sperimentate e affinate dal franchisor.

Nel contratto tradizionale l’investimento iniziale che l’affiliato è tenuto a sostenere prevede una fee di ingresso (e successivamente periodiche royalty sul fatturato), per acquisire il know-how, l’immagine di marca e l’assistenza permanente della casa madre ma anche (e non dobbiamo dimenticarlo) degli investimenti relativi all’approvvigionamento delle dei prodotti della casa madre che vorrà vendere nel suo punto vendita.

Talvolta questi investimenti iniziali possono essere anche ridotti, a tal punto che alcune proposte vengono definite franchising a costo zero o a investimento zero mentre altre volte potrebbero essere decisivi nella scelta di avviare o meno la propria attività in franchising.

Una soluzione a questo secondo caso potrebbe esser offerta dalla formula del franchising in conto vendita. Il franchising in conto vendita aggiunge infatti per l’affiliato la possibilità di ridurre il rischio dell’invenduto nell’esercizio commerciale e dei costi relativi alla gestione del magazzino.

DIFFERENZE TRA FRANCHISING IN CONTO VENDITA E TRADIZIONALE

La formula del franchising in conto vendita per quanto venga inclusa tra le tipologie di franchising, sostanzialmente si differenzia per molteplici fattori e aspetti.

Nella formula tradizionale il franchisee (affiliato) è legato al franchisor (affiliante e proprietario del marchio) attraverso una serie di obblighi nei quali concretamente non si realizza mai un rapporto di dipendenza. Entrambi i soggetti saranno due entità commerciali ben distinte, ciascuna con una propria libertà di azione, sebbene sussista sempre un rapporto di utilizzo del marchio, assistenza e conoscenze tecniche comuni con l’unico scopo di vendere più prodotti.

Nel franchising in conto vendita, invece non viene concesso il diritto di utilizzo del marchio, dell’insegna, del know how aziendale e delle tecniche commerciali proprie della casa madre. L’oggetto del contratto riguarda più che altro la gestione delle merci, i residui di magazzino e l’invenduto, che possono essere piazzati sul mercato ad un prezzo di favore per i contraenti.

In pratica, il titolare del negozio non acquista alcun capo nella fase di approvvigionamento, non acquisisce la proprietà, ma “prenota” i prodotti per la vendita e quindi non si accolla il rischio di invenduti. Sarà tenuto a pagare solo ciò che viene venduto e quindi incassato, restituendo il resto della merce.

Nel franchising tradizionale si opera inoltre quasi sempre con una clausola di esclusività territoriale. Nel conto vendita, in genere non ci sono limitazioni territoriali di questo tipo ed è possibile operare in ogni direzione, prendendo in carico merci e prodotti anche da marchi diversi.

Infine un’altra sostanziale differenza è data dalla frequente mancanza dei diritti di ingresso, da ambo le parti. In sostanza l’affiliato non paga nulla per entrare nella rete di vendita, ma non otterrà in cambio i vantaggi derivanti dall’utilizzo del marchio e dell’insegna (nonché della rete di vendita). Questa particolare formula grazie alla quasi inesistenza di investimenti richiesti viene talvolta definita franchising a costo zero o a investimenti zero, ma esiste davvero il franchising a costo zero? E sarà davvero così conveniente come sembra? Ne abbiamo parlato qui.

Il vantaggio per l’acquirente in questo caso risiede nella possibilità di operare nel commercio con marchi conosciuti. Non a caso infatti questa tipologia di franchising riscuote un grande successo nell’abbigliamento, là dove i nomi di marchi conosciuti hanno una certa visibilità e possono rappresentare da sé, un valido stimolo all’acquisto.

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